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da “La Voce del Popolo” di Fiume

di Lucio Vidotto – foto di Željko Jerneić

Standing ovation e due o tre bis, se ne è perso il conto, per una serata di quelle che non si dimenticano. Il maestro Mogol ha presentato i singoli brani, raccontandone la storia, il modo in cui sono nati, da amori e nostalgie, con il ricordo di qualche fregatura nella vita e nel lavoro.

Sono capitoli senza i quali sarebbe impossibile raccontare la musica leggera italiana, concentrati in una serata di emozioni o “Emozioni”, titolo di uno degli innumerevoli successi scritti da Mogol e interpretati da Lucio Battisti. È difficile trovare un altro sodalizio artistico che abbia inciso sulla musica italiana contemporanea e sull’immaginario collettivo.

Già dall’annuncio della scaletta abbiamo capito che sarebbe stato riproposto il meglio di quel periodo storico, durato quindici anni, che produsse la colonna sonora di quella (Anni ’70 e ’80) e di tutte quelle successive. Mogol, classe 1936, è salito sul palco del Centro Gervais di Abbazia accompagnato da Giuseppe Gioni Barbera e Massimo Satta, seguiti poi da Gianmarco Carroccia e dalla sua band.

Carroccia, a parte una certa somiglianza con Battisti, interpreta con un timbro più morbido i brani scritti da Mogol, senza andare a imitare una voce inimitabile, che arrivò a sorpresa, innovativa, alla fine degli Anni ’60 infrangendo i canoni estetici del tempo. Battisti morì nel 1998 a 55 anni.

Interminabile l’elenco delle collaborazioni che tutti, volendo, possono trovare oggi su Internet, da Tony Renis che nel 1963 vinse a Sanremo a Eros Ramazzotti due anni fa con la canzone “Ama”. In mezzo, giusto per fare qualche nome, Bobby Solo, Mina, Morandi, Cocciante, Mango e anche David Bowie.… Le canzoni scritte, poi, sono 1.500. Una sola serata non sarebbe bastata per eseguire anche un unico brano di tutti i cantanti e gruppi al cui successo ha contribuito anche Giulio Rapetti Mogol.

La serata, comunque, non l’ha inaugurata un brano scritto per Battisti, bensì per Nicola di Bari, cioè “La prima cosa bella”. Nella prima parte del concerto abbaziano, con il sottotitolo “Pensieri e parole” è stato proposto un brano della PFM (Premiata Forneria Marconi) “Impressioni di settembre”, quindi “Dormi Amore” scritta per Adriano Celentano da Mogol e Gianni Bella. Anche “Arcobaleno” venne scritta per Celentano.

“Emozioni”, “Un’avventura”, “Il tempo di morire”, “Il mio canto libero”, “Con il nastro rosa”, “La canzone del sole”, a cui hanno partecipato attivamente sul palco i rappresentanti di tutte le istituzioni, precedentemente intervenuti per i saluti. Ci ha messo tanta passione e doti vocali che non conoscevamo la console Iva Palmieri di cui abbiamo avuto modo di scoprire una nuova dimensione. Tutti i brani della seconda parte furono portati al successo da Battisti. Conclusione in crescendo, quindi, fino all’ultima canzone, “Acqua azzurra acqua chiara”, richiesta a furor di popolo.

L’evento “Mogol racconta Mogol” è stato inserito nel programma della XXIV edizione della Settimana della lingua italiana nel mondo, promosso dal Consolato Generale d’Italia a Fiume, in collaborazione con l’Unione Italiana, l’Università Popolare di Trieste, la Regione Friuli Venezia Giulia, l’Ufficio per i diritti umani e le minoranze nazionali, la Città di Abbazia e l’EDIT-La Voce del popolo.

Sono intervenuti, nell’ordine, il sindaco di Abbazia, Fernando Kirigin, il segretario generale dell’UPT Fabrizio Somma, il presidente UI, Maurizio Tremul, Marin Corva, presidente della Giunta esecutiva UI, ma anche come sostituto del deputato al Sabor Furio Radin e, per ultima, la console Iva Palmieri, amica di Mogol di vecchia data, colei che ha ammesso: “Avevo voluto fortemente questo evento, avere con noi Mogol, anche prima dell’inizio del mio mandato”. Alla serata ha preso parte, tra gli altri, anche la direttrice della nostra Casa editrice Edit, Christiana Babić.