da “La Voce del Popolo” di Fiume
di Roberta Ugrin
Presentato al CRS di Rovigno il volume «Italiani ritrovati»
È stato presentato recentemente, al Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, il volume “Italiani ritrovati. Le relazioni italo-jugoslave e l’origine della collaborazione fra Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume e Università Popolare di Trieste” di Arrigo Bonifacio. La presentazione del volume è stata preceduta, e conclusa, da un intermezzo musicale a cura del giovane musicista rovignese Giovanni Battista Uggeri Michelini alla chitarra.
Il volume è disponibile in versione pdf
Tra le numerose autorità presenti in sala, la vicepresidente della Regione istriana Jessica Acquavita, il presidente del Consiglio della Comunità Nazionale Italiana della Regione istriana Ennio Forlani, i vicesindaci in quota CNI di Rovigno e Pola, rispettivamente David Modrušan e Bruno Cergnul, il presidente dell’Unione Italiana Maurizio Tremul, il Presidente dell’Università Popolare di Trieste Edvino Jerian e il segretario generale dell’UPT Fabrizio Somma, il Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli Studi di Trieste Georg Meyr e il presidente onorario dell’Unione Italiana professor Giovanni Radossi, il presidente del C.d.A. del CRS Claudio Grbac, la presidente della CI “Pino Budicin” di Rovigno Viviana Benussi e il suo vice Gianclaudio Pellizzer. Nelle veci di moderatrice della serata, la prof.ssa Orietta Moscarda ha annunciato che il libro è il sedicesimo volume della collana “Etnie”, scaricabile da subito in versione pdf dalle pagine web del CRS.
Il direttore del CRS Raul Marsetič ha voluto sottolineare che “la società istriana fu capovolta dopo la Seconda guerra mondiale, con una decimazione della presenza italiana sul territorio. Ci vollero molti anni per fissare la situazione e affrontarla in cerca di soluzioni concrete individuando le criticità. Nonostante le previsioni che ci davano per spacciati, la CNI è tutt’oggi presente poiché ha saputo reinventarsi e non le è mai mancato lo spirito di sopravvivenza. Grazie alla ricerca storica si possono dimostrare gli sforzi profusi nella preservazione della presenza italiana in questo territorio”.
Testimonianze concrete
È intervenuto poi il presidente dell’UPT Edvino Jerian, il quale ha rimarcato la vicinanza dell’ente morale triestino alla componente italiana di Slovenia e Croazia e alle sue istituzioni e l’importanza della collaborazione con l’Unione Italiana che va avanti da ormai 60 anni. “Il libro si distingue per la rigorosità e la cura con la quale è stato scritto”, ha detto Jerian.
Il presidente dell’UI Maurizio Tremul ha dichiarato che le testimonianze concrete contribuiscono a dare un senso alla vita. “L’importante collaborazione tra l’UIIF e l’UPT è stata per la nostra Comunità nazionale importante e utilissima per la crescita della nostra collettività e per la formazione della nuova classe dirigente”, ha dichiarato Tremul.
Lo storico Diego Han ha illustrato le attività di ricerca svolte negli ultimi cinquant’anni in seno al CRS di Rovigno, dopodiché a prendere parola è stato il prof. Georg Meyr, a capo del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Trieste, che ha descritto il lavoro di Arrigo Bonifacio come un lavoro di assoluto rigore scientifico con tantissime fonti e documenti che non lascia spazio a pregiudizi, ma che si presta a una lettura piacevole e interessante, ricordando che in momenti quando tutto ci sembra dato per scontato è giusto tener presente e documentare la strada che ha favorito la situazione attuale. “La ricerca del prof. Bonifacio è il risultato di un lavoro meticoloso che illustra il momento storico-politico e analizza le relazioni diplomatiche italo-jugoslave nel secondo dopoguerra per ricostruire il percorso che portò alla collaborazione tra UIIF e UPT”, ha spiegato il prof. Meyr.
Una sorta di rivoluzione
Lo storico nonché autore del volume Arrigo Bonifacio ha spiegato che negli anni ‘60 la relazione culturale vigente tra l’UIIF e l’UPT era una sorta di rivoluzione, siccome ciò significava, dopo due decenni, avere un primo contatto con l’Italia. “Il libro racconta la storia tra i due governi e i loro interessi nazionali e il lungo percorso politico-diplomatico tra Roma e Belgrado. Fino gli anni Sessanta gli unici rapporti che si potevano avere con la Comunità italiana in Jugoslavia erano quelli mediati da parte della Lega dei comunisti. Il partito naturalmente continuò a controllare, ma con la svolta e l’apertura decisa da Belgrado in seguito ai fatti di Trieste del ‘61 e il successivo avvio della collaborazione tra l’ente morale triestino e l’organizzazione della minoranza italiana in Jugoslavia si instaurarono rapporti diretti con una finalità culturale che continua tutt’oggi”, ha spiegato Arrigo Bonifacio.