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da “La Voce del Popolo” di Fiume

di Ornella Sciucca

Irene Mestrovich illustra le particolarità della tanto amata attività che richiede pazienza, manualità e anche un certo tipo di originalità. Si tratta di un procedimento complesso e articolato in fasi diverse

Soddisfattissima del meritato primo premio ricevuto nella Categoria “Arti visive – Premio Romolo Venucci”, sezione “Design, arti applicate, illustrazione” in seno alla 57ª edizione del Concorso d’Arte e di Cultura “Istria Nobilissima”, Irene Mestrovich, già insignita di tre menzioni onorevoli e della gratificazione giornalistica, ci ha accolti con un bellissimo sorriso nel luminoso laboratorio in cui opera il gruppo di Ceramica della Sezione Arti figurative “Romolo Venucci” del sodalizio fiumano (guidato da Ivna Safundžić), di cui fa parte. “Effetti alterati” è il titolo della sua opera, definita dalla commissione giudicatrice un “lavoro coerente dal sapore ‘organico’ e materico dalla composizione sicura”, della quale, come di altre tematiche relative alla sua passione, ci ha narrato qualcosa in più.

La partecipazione alle scorse edizioni
“Prima di aderire al Concorso nella categoria delle arti applicate vi partecipai, vincendola, in quella giornalistica, quando ancora non si chiamava ‘Paolo Lettis’”, ha esordito, rilevando che, in riferimento alla prima, ottenne la menzione onorevole nel 2008, nel 2009 e nel 2023. In tale contesto, ha raccontato che “il primo lavoro è consistito in due tavole con scritti del ‘Dizionario fiumano passato minimo’ di Ezio Mestrovich, realizzate in tecnica saggar, che mi piace tantissimo. In quanto, partendo dai colori, adattai la stessa al testo, vi spesi molto tempo, impegno ed energie, nonché, ad essere sincera, mi aspettavo qualche riconoscimento, ma passò inosservato. In compenso, a mio grande piacere, la creazione si aggiudicò il secondo premio all’Ex Tempore di Kostrena. Per ciò che concerne l’opera della passata edizione, ho realizzato due vasi dalle forme scultoree, evocanti le figure femminile e maschile, effettuati con la tecnica del Kuriniki, che scelsi anche come nome della composizione. Quest’anno, invece, ho proposto una cornice contenente dei quadretti effettuati con una procedura per me innovativa, consistente nella mescolanza di svariati tipi di argilla, diversi per composizione e chimica, i quali, a seguito all’essiccazione e alla cottura nel forno (a 1.300 gradi), reagiscono differentemente e danno una struttura diversa. Sono felice che l’idea sia piaciuta, e mi preme ringraziare gli enti promotori per dare la possibilità anche a noi dilettanti di esprimerci in questo settore e confrontarci con i professionisti”.

Che cosa la ispira? Come sceglie cosa realizzare e, nel caso di concorsi quali “Istria Nobilissima”, che cosa inviare?
“Il genere umano fa la ceramica da millenni, e per quanto mi riguarda è una passione che richiede pazienza, manualità e anche un certo tipo di originalità. Pertanto, a ogni concorso che ho partecipato ho proposto delle cose nuove e, quindi, non sempre i soliti vasi col becco girato a sinistra o a destra. Sulla falsariga di ciò, ho voluto fare ogni volta un lavoro diverso in merito sia alla struttura che alla tecnica, cercando di non ripetermi. Inoltre, mi sono soffermata altresì nella scelta dei motivi e, a tale riguardo, parto sempre da un ideale e ricerco le modalità di realizzazione. Comunque basta guardarsi intorno, l’ispirazione può essere ovunque”.

Da quanti anni si occupa di ceramica?
“Da parecchio tempo, da uno o due anni dopo il pensionamento, quindi da circa diciott’anni. Oltre che del gruppo di ceramica della CI, faccio parte anche dell’‘Interinova’, sempre guidato da Ivna, che opera a Mattuglie. In effetti, non vendo ciò che realizzo: ad alcuni oggetti sono veramente affezionata per cui li conservo, alcuni li regalo e quelli che non mi piacciono finiscono nell’immondizia. Come già accennato, la ceramica per me è una vera passione, uno stimolo a fare sempre qualcosa che mi piace e il lavoro con l’argilla, che non si lascia modificare e oppone resistenza, è davvero particolare. Nonostante inizialmente si immagini una determinata struttura, succede che si cambi idea o si desideri intervenire, ma non è possibile e bisogna ricominciare tutto da capo. È un procedimento lungo, che si articola nella lavorazione, nell’essiccatura, nella cottura, nel biscotto, nella smaltatura, nella seconda cottura, ecc., i cui risultati non smettono di sorprenderti, nel bene e nel male. Lo definirei quasi un processo di crescita, in cui capisci che l’arte sta anche nel sapere dosare”.

Vi è una tecnica che preferisce?
“Amo esprimermi con il crawling e il raku nudo, tecniche che richiedono di espletare la fase conclusiva del lavoro all’aperto a causa delle esalazioni di ossidi e altro materiale che bruciano naturalmente in appositi contenitori”.

Sta preparando qualcosa per qualche mostra o simili?
“Non personalmente, ma come Sezione ceramiste sì: considerata l’ottima accoglienza e collaborazione che finora abbiamo effettuato con Lilian Stošić, a capo della Sovrintendenza dei Beni culturali di Fiume, il 20 giugno, nell’ambito del tradizionale appuntamento in occasione della festa patronale della Città e della Settimana della cultura fiumana organizzata dalla nostra Comunità, ne allestiremo una presso la Galleria di Casa Garbas, intitolata ‘Nel blu dipinto di blu’, per la quale stiamo già lavorando”.