da “La Voce del P0polo” di Fiume
di Helena Labus Bačić
La scrittrice racconta i contenuti del romanzo breve che vorrebbe espandere, le sfide della tecnologia e alcune particolarità del capoluogo quarnerino, sua città natale
La connazionale Florinda Klevisser ha ottenuto il primo premio al Concorso d’Arte e Cultura “Istria Nobilissima” nella categoria “Letteratura – Premio Osvaldo Ramous, Sezione Prosa in lingua italiana per “Riflessi dal passato”, con la motivazione: “Struttura narrativa solida con scrittura equilibrata, efficace e ripulita; lavoro impegnativo – anche quantitativamente – e riuscito”. Dopo che per due anni consecutivi ha partecipato con successo al concorso assieme alla giornalista e vicecaporedattrice del nostro quotidiano Ivana Precetti Božičević, questa volta ha deciso di prendervi parte da sola.
“Questo è il mio primo premio da sola – ci ha riferito in un breve colloquio –, però posso dire con grande orgoglio che ogni volta che ho partecipato ho vinto un premio. Questo mi stimola molto ad andare avanti e a continuare a scrivere”.
Il titolo del suo scritto è “Riflessi dal passato”. Di che cosa parla?
“Si tratta di un romanzo breve che vorrei espandere. Siccome il limite nella categoria della Prosa in lingua italiana era di cinquanta cartelle ho dovuto ‘stringere’ il testo, per cui il finale della storia è temporaneo. Ho intenzione di continuare a scrivere la storia per farlo diventare un romanzo vero e proprio. ‘Riflessi dal passato’ è una storia inventata che si articola tra passato e presente ed è proiettata un po’ anche nel futuro perché la protagonista si trova ad avere delle visioni in un luogo dove al contatto fisico ‘vede’ com’era questo posto cent’anni prima. Lavora per l’Arabia Saudita e crea degli interfaccia molto innovativi per Oxagon, una città portuale che si sta costruendo nel Mar Rosso, effettivamente una città del futuro che fa uso dell’intelligenza artificiale. La protagonista è di Fiume, riconosciuta a livello internazionale, ma che allo stesso tempo ha un marito che pensa che lei stia facendo questo lavoro come un hobby e non la prende troppo sul serio. Ci sono vari aspetti in questa storia: sia quello della sua realtà familiare, che dello spazio-tempo che si combina tra passato e presente. La storia principale si lega a uno spirito del passato che attraverso questa donna vuole tornare in vita. Tutte le visioni che la protagonista ha sono dello spirito che viveva un secolo prima. È interessante il fatto che la protagonista si chiama Helga, mentre lo spirito si chiama Olga, che è lo stesso nome, ma in versione slava (Olga) e scandinava (Helga)”.
La protagonista è di Fiume, che è sempre presente nei suoi testi.
“I miei racconti sono tutti ambientati a Fiume, come anche questo romanzo. Forse perché quando non sono a Fiume, ne sento la mancanza. Questa città è ricca di storie che attendono di essere raccontate, per cui spesso inserisco nei miei racconti degli elementi legati alla città e alla sua storia. Anche se credo di conoscere la storia di questa città abbastanza bene, continuo a scoprire cose nuove. Sono sempre stata interessata alla storia di Fiume e infatti nel 2017 avevo pubblicato la mia guida ‘Fiume’ per la Morellini Editore. La pubblicazione ha avuto un discreto successo perché è stata la prima guida in lingua italiana sulla nostra città”.
Che cosa la affascina della sua città?
“Mi affascina innanzitutto la sua storia perché è stata molto particolare, vivace, con tanti cambiamenti. Penso che pochi luoghi abbiano sopportato così tanti cambiamenti in poco tempo. A Fiume ci sono state tante innovazioni, sia tecniche, come il siluro, sia nell’architettura – basti pensare al Teatro Fenice, che è una perla, per cui vedere il suo degrado fa soffrire tutti coloro che amano questa città. Nel corso della storia sono accadute tantissime cose importanti in una città relativamente piccola come Fiume, ma che è stata sempre molto vivace dal punto di vista intellettuale e dell’innovazione. Ci sono quindi sempre tante cose da scoprire. Penso che conoscere il luogo dal quale si proviene aiuta a sentirci ancora più radicati. Spero che l’amministrazione cittadina saprà tutelare l’identità della città, in quanto ho la sensazione che stiamo andando un po’ alla deriva cercando di imitare altre realtà, anche se Fiume è particolare e va trattata in questo modo”.
La protagonista del suo racconto si occupa anche di IA. Come vede questa nuova tecnologia, è utile o è una minaccia?
“Si tratta di una tecnologia utilissima perché ci permette di risparmiare tempo su cose che non amiamo fare, noiose e ripetitive. Può essere una minaccia se usata male. Quello che invece mi preoccupa sono le nuove generazioni che vedo molto isolate, che socializzano tramite il computer e non di persona. Questo è secondo me la vera minaccia per la società, che dovrebbe basarsi sui rapporti umani”.
Ha degli orari predefiniti in cui si dedica alla scrittura, oppure si lascia andare all’ispirazione? È disciplinata o impulsiva?
“Per ora non sono disciplinata, ma il mio buon proposito per quest’anno è definire degli orari perché è l’unico modo per fare qualcosa. Bisogna avere tanta disciplina perché scrivere è molto impegnativo. È facile sedersi un giorno è scrivere un’oretta, ma è difficile mettersi a scrivere tutti i giorni, tre-quattro ore al giorno. Tutti i grandi autori hanno una disciplina ferrea. Qui non rientra soltanto la parte creativa della scrittura, ma anche l’editing, in quanto quello è un lavoro davvero impegnativo. Quando scrivi ti diverti, è molto piacevole, ma leggere e ripulire il testo è faticoso, seppure indispensabile”.
Un augurio a sé stessa?
“Mi auguro di scrivere un bestseller”.
«Riflessi dal passato»
Si diresse verso la loggia, dove era rimasto un divanetto in vimini che faceva pendant con una coppia di poltroncine. Con due dita spostò un cuscino mezzo marcio e si sedette. Volgendo lo sguardo al mare, si dimenticò immediatamente di quanto quella poltrona fosse scomoda senza cuscino. I raggi di sole che si riflettevano sulla superficie dell’acqua creavano giochi di luce sul soffitto scrostato, che sotto la pittura color nocciola rivelavano un antico azzurro.
”A chi è venuto in mente di pitturare tutto in marrone… Il Comunismo… Senso estetico zero!”, mugugnò tra sé, cercando di dare un senso a quel colore così scuro in un ambiente che dava sul mare.