Sito ancora parzialmente in costruzione

da “La Voce del Popolo” di Fiume

di Moreno Vrancich

Si è concluso ad Abbazia l’incontro di aggiornamento professionale organizzato dall’UI

“L’educazione è estremamente importante. Oserei dire che è la cosa più importante di tutte. È per questo che stiamo facendo tutto ciò, perché siamo convinti che soltanto attraverso un apprendimento costante potremo migliorare noi stessi e quindi anche la società che ci circonda”, è questo il pensiero con cui Fabrizio Gherlani, relatore di giornata, ha riassunto lo scopo dell’aggiornamento professionale per docenti della verticale scolastica della CNI organizzato dall’Unione Italiana. L’evento della durata di tre giorni si è svolto ad Abbazia con il titolo “Rafforzamento delle competenze trasversali del docente per un migliore contatto con il discente”.

Fabrizio Gherlani.
Foto: Ivor Hreljanović

Saper gestire il proprio lavoro
Il rafforzamento delle competenze trasversali del docente è un aspetto cruciale per migliorare il contatto con i discenti e creare un ambiente di apprendimento più efficace e inclusivo. Le competenze trasversali, spesso chiamate soft skills, si riferiscono a quelle capacità che vanno oltre le conoscenze disciplinari specifiche e riguardano aspetti relazionali, comunicativi e organizzativi.
L’UI ha riconosciuto come fondamentale lo sviluppo di queste competenze in quanto cosciente di come un docente con solide competenze trasversali sia in grado di gestire la classe in modo empatico, instaurare un dialogo costruttivo con gli studenti e affrontare situazioni complesse o impreviste. Queste competenze includono la capacità di comunicazione, l’ascolto attivo, la gestione dei conflitti, la motivazione degli studenti e la capacità di adattarsi alle diverse esigenze educative. Inoltre, comprendono l’abilità di lavorare in team con colleghi e collaborare con le famiglie degli alunni per favorire il loro percorso di crescita.

La comunicazione non verbale
Nella terza giornata del corso Gherlani è entrato molto nello specifico, spiegando in modo pratico con una marea di esempi e aneddoti come per migliorare il contatto con i discenti, il docente deve anche saper esercitare la leadership educativa, stimolando la partecipazione attiva e il pensiero critico. Ha spiegato anche che competenze come la gestione del tempo e la pianificazione didattica contribuiscono a organizzare meglio le attività, permettendo di dedicare più attenzione alle esigenze individuali degli studenti.
Il relatore ha speso molto tempo nell’illustrare come la comunicazione sia soltanto in parte ciò che diciamo, o scriviamo alla lavagna, ma sia costituita anche da tutta un’altra serie di fattori, come ad esempio la comunicazione non verbale. “Nell’approcciarci a un alunno, se ci mettiamo di fronte a lui, dall’altra parte del banco, siamo in una posizione di autorità. È stato dimostrato che si può ottenere una reazione immediata molto diversa da parte dell’alunno semplicemente mettendosi di fianco a lui. In questo modo lui percepirà molto di più la nostra volontà di aiutare”, ha affermato Gherlani. Questo esempio per spiegare come una buona parte della comunicazione avviene attraverso segnali non verbali come il linguaggio del corpo, le espressioni facciali e il tono di voce. Rafforzare queste capacità consente al docente di trasmettere in modo più efficace emozioni, intenzioni e messaggi.

Molti i docenti interessati al libro di Gherlani sul tema.
Foto: Ivor Hreljanović

Sentirsi causa
Uno dei capitoli più partecipati della lezione è stato quello relativo alle caratteristiche necessarie per essere un buon professore. “Di base sono tre”, ha affermato Gherlani, lasciando indovinare al pubblico quali queste fossero, con il numero delle proposte pervenute che ha ben presto invaso la lavagna. I tre pilastri, secondo il relatore, sono la conoscenza, il controllo e la responsabilità.
Fra le tre la maggior attenzione è stata posta sull’ultima caratteristica, grazie alla quale Gherlani ha introdotto il concetto di sentirsi causa, applicabile nell’ambito dell’educazione come in tanti altri contesti della vita. “Dobbiamo essere convinti di poter incidere su ciò che ci circonda e comportarci di conseguenza. Soltanto sentendoci causa e non effetto riusciremo a migliorare il nostro approccio. Dire che un bambino non si applica, non segue la lezione, o non fa i compiti è una formulazione che mette in evidenza gli effetti, non le cause”, ha concluso Gherlani.