Uno sguardo dall’interno
Gaetano Benčić si è presentato spiegando di non voler parlare in veste di storico, ma di membro della giunta esecutiva dell’Unione Italiana, ruolo che svolge da due anni. L’Unione Italiana, come ben sappiamo, ha il compito di coordinare le istituzioni della CNI, ma Benčić ha affermato subito di non voler parlare della parte tecnica e amministrativa, quanto piuttosto del significato delle nostre istituzioni per noi fruitori. Benčić ha offerto una lista di istituzioni suddividendole in tre categorie. Nella prima ci sono le istituzioni che sono proprietà dell’Unione Italiana, ma che vengono sostenute finanziariamente anche dallo Stato italiano e da quello croato, tra cui pure il nostro Ente giornalistico-editoriale EDIT, il CRS o Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, l’AIA o Agenzia Informativa Adriatica di Capodistria e il Centro studi di musica classica “Luigi Dallapiccola”. Nella seconda categoria ci sono le istituzioni di proprietà statale o cittadina, come il Dramma Italiano e i programmi in lingua italiana di Radio Fiume e Radio Pola, nonché Radio e TV Capodistria. Il Centro culturale “Carlo Combi”, invece, è stato fondato dalla CAN Costiera. Nella terza categoria Benčić ha inserito alcune istituzioni marginali o pressoché inattive come la Società FINISTRIA, l’Associazione dell’imprenditorialità della nazionalità italiana (AINI) di Cittanova e il Centro di promozione dell’imprenditoria (CIP) di Pirano.
Una lunga storia
Dopo aver definito le istituzioni attualmente presenti sul territorio, il relatore ha spiegato che, essendo lui uno storico, non può esimersi dall’offrire una visione storica della loro esistenza, ed ha più volte sottolineato che le istituzioni più importanti, come l’EDIT e il Dramma Italiano, precedono di gran lunga la fondazione dell’UI e finora hanno svolto egregiamente le loro funzioni.
Tre funzioni (storiche) da non trascurare
Le nostre istituzioni, dal momento della fondazione, hanno tre compiti da svolgere, di cui il primo è rappresentare un ponte con l’Italia o comunque verso l’Occidente. Per poter rappresentare un ponte, però, ha commentato Benčić, devono poggiare su solide basi. La seconda funzione è quella di offrire uno spazio di espressione per gli intellettuali della CNI, che spesso in passato hanno intrattenuto rapporti con l’intellighenzia che aveva abbandonato le nostre terre durante l’esodo. Per poter crescere e svilupparsi la nostra minoranza ha bisogno anche di cimentarsi nell’arte, sia quella figurativa, che nella letteratura e nel teatro. La terza funzione delle nostre istituzioni, più attuale che mai, è di essere una forza trainante per tutta la nostra CNI, promuovendo iniziative di crescita e sviluppo.
Tre diversi periodi storici
Il relatore ha tracciato a grandi linee non solo gli avvenimenti storici degli ultimi settant’anni, ma anche la mentalità che li ha accompagnati. Se durante il comunismo gli intellettuali erano spesso fiancheggiatori del potere e c’era comunque un controllo sulla produzione culturale, dagli inizi degli anni Novanta si ha una rinascita culturale ed è pure il periodo quando vengono fondate l’Unione Italiana e parte delle istituzioni di oggi. La democrazia ha portato, però, anche un “vento di nazionalismo” con il quale le istituzioni hanno dovuto fare i conti. Si pensi soltanto al “Decreto Vokić” sull’iscrizione nelle scuole italiane soltanto degli alunni di cui almeno un genitore si dichiarasse tassativamente italiano. La presa di posizione contro queste iniziative, ha dichiarato Benčić, è stato un “momento glorioso” per la nostra minoranza.
La sindrome della minoranza
Dall’inizio degli anni Duemila la CNI ha iniziato a soffrire della sindrome della minoranza, caratterizzata da una bassa autostima e difficoltà a confrontarsi con l’altro. Parte del problema sta anche nell’entrata in Unione Europea, che ha appiattito in un certo senso, almeno dal punto di vista legislativo, le differenze, pur sostenendo finanziariamente molte iniziative e progetti minoritari. Benčić ha concluso la lezione offrendo delle prospettive per il futuro tra cui al primo posto ha messo la cura della lingua attraverso la lettura e il dibattito. Al secondo posto c’è la rivitalizzazione della funzione di ponte tra le culture, che si può fare, ad esempio, traducendo le opere letterarie dei nostri scrittori, ma anche di quelli croati o sloveni in italiano. Un altro obiettivo è uscire dalla sindrome della minoranza, anche per mezzo della tecnologia e la digitalizzazione, senza rifuggire dall’arte in senso classico. L’arte della CNI deve essere all’avanguardia, il teatro deve essere commento sociale, la letteratura deve essere critica, perché senza polemica non esiste crescita.
Tra gli altri relatori della seconda giornata anche Martina Sanković Ivančić (SMSI Fiume), la quale ha trattato l’argomento “Pensare criticamente la scienza, si può? Proposte di collaborazione tra arte, filosofia e scienza”. Il terzo modulo del Corso di aggiornamento si terrà lunedì 19 febbraio (aula F-206) con inizio alle ore 10.30.