da “La Voce del Popolo” di Fiume
di Stella Defranza
L’artista e docente di arte figurativa Tea Paškov Vukojević, premiata per l’opera «Solo di passaggio…», spiega quanto sia importante lo stato d’animo durante la creazione di un quadro rivelando che il suo primo amore è stata la scultura
Nella Categoria Arti visive, intitolata a Romolo Venucci, Sezione pittura, scultura, grafica, arte digitale e video della LVI edizione del Concorso d’Arte e di Cultura “Istria Nobilissima” 2023 il primo premio è stato vinto da Tea Paškov Vukojević, nome ben noto in seno alla CNI in quanto coordina la sezione pittorica “Romolo Venucci” della Comunità degli Italiani di Fiume, insegna arte figurativa nelle Scuole elementari “San Nicolò” e “Gelsi” del capoluogo quarnerino e tiene un gruppo artistico del programma LIADO per i ragazzi dotati. Nella motivazione leggiamo che “l’autrice interpreta il paesaggio in un dialogo letterale e figurativo nella massima libertà poetica ed è capace di fondere in modo coerente con il linguaggio informale”. L’artista, che non si occupa solo di produzione di opere d’arte, ma si è dedicata anima e corpo all’insegnamento, sia nelle scuole, che in gruppi artistici per adulti, ci ha rivelato com’è nata l’opera premiata “Solo di passaggio…” e da dove trae l’ispirazione e la creatività.
È la prima volta che vince al concorso «Istria Nobilissima»?
“È la prima volta che vinco il primo premio, ma in passato ho ricevuto molte menzioni onorevoli, credo una decina, e per due volte ho vinto il secondo premio. In un’occasione è stata menzionata una mia illustrazione, in un’altra una mia scultura, ma per la maggior parte delle edizioni ho partecipato con opere pittoriche”.
Com’è nato l’amore per l’arte?
“Già dall’infanzia creavo sempre qualcosa con le mani. Il mio primo amore non è la pittura, ma la scultura, in particolare la ceramica, ma visto che la scultura è poco pratica perché si rompe facilmente, le opere si devono imballare bene ed esigono molto spazio per l’immagazzinamento, pian pianino sono passata alla pittura. Un altro motivo che mi ha spinto in questa direzione è il fatto che da una trentina d’anni insegno pittura alla ‘Romolo Venucci’, la sezione pittorica della Comunità degli Italiani. Insegnando pittura agli altri è normale che sorga spontaneo il desiderio di mettersi all’opera in questo campo, anche per capire come risolvere alcuni problemi. Pur essendo passata alla pittura, cerco sempre di lavorare anche con i rilievi e non escludo mai la terza dimensione”.
Amore per i colori
Qual è la differenza di base tra creazione pittorica e scultorea?
“Personalmente, mi piace la forma tridimensionale, l’idea che un oggetto si possa vedere da tutti i lati, abbracciarlo come se fosse vivo. Mi piace molto quella citazione di Michelangelo Buonarroti che dice che la scultura significa liberare la forma che è insita nella materia. Anche a me piace l’idea che in un blocco di argilla, informe e sporco, sia già presente la scultura che ho nella mente. Dalle nostre mani e dall’idea, con l’aiuto delle mani, possiamo dare vita a qualcosa di eccezionale. È una sorta di magia che mi ha sempre affascinato. Per la pittura è diverso, perché quando hai la tela, esiste già una dimensione preesistente sulla quale tu non togli ma aggiungi. La pittura ha, poi, anche la dimensione dei colori, alla quale io non ero molto affezionata all’inizio, all’epoca della scuola media superiore. Poi mi sono innamorata di Murtić e Kandinsky, al quale sono stata persino paragonata da Marino Baldini, storico istriano, e questo amore ha dato vita al mio ciclo espressionistico, caratterizzato da colori molto vivi. Ho ottenuto tanti premi per la pittura e a un certo punto della mia vita avevo calcolato di vantare più premi e riconoscimenti che anni di vita”.
Lei ha studiato arte?
“Sì, sono laureata in scultura e anche se ora sono passata alla pittura, continuo a combinare le tecniche. In questa mia ultima fase pittorica posso dire di aver rinunciato ai colori forti, che si sono fatti più discreti e ho iniziato a usare anche il bianco, ma di aver continuato a lavorare con diverse consistenze e rilievi. Mi piacciono le sfumature e i segni grafici, mi piace penetrare nell’immagine e desidero che lo spettatore si soffermi alla ricerca dei dettagli, che analizzi la tela alla ricerca di un significato profondo. Voglio coinvolgere l’osservatore”.
Dopo molte menzioni e secondi premi, finalmente ha ottenuto il primo premio…
“Sinceramente per me ciascun riconoscimento è una conferma di essere sulla buona strada e non do troppa importanza al grado. Una menzione onorevole è comunque una lode e non ha un valore inferiore al primo premio e ciascun premio mi rende molto felice”.
Sviluppare la creatività nei bambini
L’insegnamento le dà molte soddisfazioni?
“Sì, è un’esperienza speciale. Ecco proprio oggi ho fatto un’ora con il gruppo ceramistico di ragazzi della quinta classe, che si alzano prima delle lezioni per incontrarmi. Sono dei piccoli pulcini adorabili pieni di interesse e mi rende felice sapere che sono riuscita a trasmettere loro la mia passione. Mi dispiace, però, notare che i bambini sono oberati dagli impegni e purtroppo non hanno né il tempo né l’energia di dedicarsi a un unico campo d’interesse. Noto che tra gli alunni è scesa la concentrazione e la manualità. I ragazzi non sono più tanto precisi nella lavorazione del materiale perché usano solo due diti con i telefonini. Invece anche in età prescolare è importante usare tutte le dita per sviluppare conseguentemente il cervello”.
Cosa offre la scultura ai ragazzi?
“Innanzitutto li aiuta a sviluppare l’abilità motoria nelle mani e ciò è importante se un giorno faranno un qualche mestiere come ad esempio il meccanico, l’idraulico, il dentista o altro. In secondo luogo la scultura li aiuta a sviluppare la creatività e senza creatività il mondo non può andare avanti. I giovani sono abituati a trovare le soluzioni pronte, preconfezionate, su Internet. Pensiamo solo al famoso ‘Pinterest’, dove spesso cercano idee da copiare e non capiscono che copiando sviluppano la tecnica, ma non la fantasia. Mi fa male vedere queste tendenze e non sono molto ottimista per il futuro. La tecnologia è uno strumento, ma non deve sostituire l’azione dell’uomo”.
Basta un’emozione
Cosa l’ha ispirata per l’opera «Solo di passaggio…»?
“Il titolo indica il mio stato d’animo. Tra gli stili che preferisco, c’è pure quello astratto, come nel quadro premiato, e quando realizzo opere astratte l’atto creativo è dettato dall’introspezione, dipingo per me stessa. Solitamente i temi sono gli stati d’animo e spesso vengo ispirata anche dalla letteratura o guardando un film. A volte basta una frase sentita di passaggio, che mi colpisce e che devo segnare nel mio taccuino per poi trasformarla in quadro. A volte cerco di trasporre su tela un’emozione o un miscuglio di emozioni, come quello descritto da Proust, quando pensa alla sua infanzia e prova un miscuglio di nostalgia, gioia e tristezza”.
Ha dei progetti, dei sogni nel cassetto o dei desideri per il futuro?
“I desideri sono anche troppi, ma per scaramanzia preferisco non parlarne. Lavoro nel tempo libero, che purtroppo non è tantissimo, ma continuo costantemente a produrre quadri. In quanto agli stili, non so dove mi porterà il futuro, ma mi piace sperimentare costantemente con materiali nuovi, polvere di bronzo, scaglie luccicanti, scritte in oro e tanto altro. Comunque cerco di non esagerare con i dettagli perché mi piace che restino nascosti e che l’osservatore li veda quasi per caso, li intraveda da una certa angolazione e che questi dettagli colgano la sua attenzione casualmente”.