da “La Voce del Popolo” di Fiume
di Mariella Mehle
Chiacchierata con il noto paroliere, produttore discografico e autore dei testi delle più belle canzoni del panorama musicale italiano da oltre sei decenni
Quando una canzone incontra il perfetto equilibrio di poesia adagiata su note, ha tutte la carte in regola per diventare un successo che dura nel tempo, ma “a decretarlo è sempre il pubblico, il più grande critico, che seleziona come la filtrazione della sabbia per depurare l’acqua”. Così Giulio Rapetti, meglio noto al largo pubblico come Mogol, autore di talmente tanti successi, che secondo la SIAE risulta al terzo posto per le vendite di dischi con 523 milioni di copie, dopo i Beatles ed Elvis Presley. Nel corso della sua carriera ultrasessantenne, si è raccontato attraverso i versi scaturiti da pensieri, ricordi ed episodi di vita, che ancora oggi, dopo tanti anni, continuano a emozionare.
Com’era prevedibile, invitato alla cerimonia indetta in occasione della Festa nazionale Italiana, organizzata dal Consolato Generale d’Italia a Capodistria nel Museo regionale, ha riscaldato gli animi dei presenti raccontando come sono nate alcune sue canzoni e intonandole assieme a Giuseppe Barbera al piano e voce e Massimo Satta alla chitarra, coinvolgendo nel canto gran parte dell’uditorio.
Durante la sua trasferta capodistriana ci ha concesso gentilmente un po’ del suo tempo per raccontare qualcosa in più di sé.
“Ho iniziato a scrivere concentrandomi sulle cover”, ci ha raccontato, “e dopo un incontro con Bob Dylan a Londra, divenni il suo traduttore italiano autorizzato. Ho ricevuto anche i complimenti di Charles Aznavour per la versione italiana di ‘Com’è triste Venezia’. Mi disse di aver scritto un testo ancora più bello di quello francese”. Passò quindi alla canzone d’autore, dove sulla musica che gli veniva fatta ascoltare, componeva versi che sgorgavano come un fiume in piena, in maniera molto naturale. “Le parole esplicitano quello che racconta la musica”, ha spiegato, aggiungendo di esser stato sempre soddisfatto delle proprie composizioni, anche se non immaginava il successo che avrebbero riscosso.
Generosità e impegno sociale
Tra tutti i suoi componimenti predilige una trentina di quelli più conosciuti, tra cui uno meno noto, “Vento nel vento”, scritto con Battisti e da lui interpretato, che risulta il più apprezzato dai letterati. A contraddistinguere Giulio Rapetti – Mogol e fargli onore, è la sua generosità e l’impegno per il sociale. È fermamente convinto che la cosa più importante nella vita sia quella di aiutare gli altri e che il punto di conquista personale sia quello dell’autostima, l’unico modo di presentarsi dignitosamente alla morte. Negli Anni ‘80 è stato promotore dell’istituzione della Nazionale cantanti. “È stata un’operazione fantastica sotto il profilo degli introiti, dove abbiamo raccolto l’equivalente di 100 milioni di euro, donati ai bambini bisognosi. Mi sono anche divertito giocando a pallone all’Olimpico davanti a 80mila persone, dove gli avversari della nostra squadra erano gli israeliani e i palestinesi. Ricordo che il Papa ci inviò una lettera, tra il pubblico c’era Sean Connery, mentre i leader dell’epoca Arafat e Perez arrivarono insieme sottobraccio”.
Nel 1992 fondò il Centro europeo di Toscolano (CET), una struttura no profit che aiuta giovani artisti a crescere nel mondo della musica e dello spettacolo e, assieme alla moglie, da un anno a questa parte, ha accolto e offre sostentamento a due famiglie ucraine. “La mie passioni più grandi sono l’architettura e la medicina”, così ancora Mogol, “ho progettato da solo il CET, la cittadella nel centro dell’Umbria, un altipiano immerso tra laghetti e foreste. Presto ospiterà anche un centro di prevenzione primaria, che metterà a disposizione degli utenti i frutti di oltre tre decenni di studio inerenti alle difese globali dell’organismo, raccolti anche nel libro dal titolo ‘La rinascita’, al momento in stampa, scritto assieme a Giovanni Scampagnini, professore di biochimica e biologia molecolare presso il Dipartimento di medicina e scienze della salute dell’Università degli Studi del Molise”. A 87 anni Mogol è straordinariamente attivo e ha in mente altri progetti e proposte anche nell’ambito dell’incarico di consigliere ministeriale che gli è stato assegnato, una nomina che lo porta a occuparsi di iniziative di promozione della “cultura popolare”. A riguardo il Maestro ha aggiunto che è da quest’ultima che dipende l’accrescimento anche culturale delle persone: se è evoluta, la gente che impara a memoria i testi delle canzoni ha la possibilità di nutrirsi di concetti più elevati.